Gioco d’Azzardo Patologico e Doppia Diagnosi: follow up in un gruppo di giocatori trattati
La ricerca sui trattamenti e sulla valutazione dell’esito nei Giocatori Patologici presenta alcuni problemi metodologici:
- La maggior parte dei modelli eziologici per lo studio dei giocatori patologici proviene da studi sulle dipendenze da sostanze.
- Gli studi spesso sono poco rappresentativi del gruppo più ampio dei giocatori patologici ( ad esempio molti migliorano o guariscono da soli).
- Vi sono poche informazioni sull’efficacia di approcci terapeutici diversi dal metodo CBT.
- E’ stata presa scarsamente in considerazione il tema della comorbidità con altre disturbi del DSM IV nella risposta al trattamento.
- Spesso i disegni di ricerca sui giocatori patologici sono deficitari.
(Peter. E. Nathan, Journal of Gambling Studies, vol 21, N° 1, Spring 2005)
Partendo da queste considerazioni, nell’ambulatorio GAP del U.O.C Interdistrettuale dell’ULSS 17 abbiamo condotto uno studio di Follow up per la valutazione dell’esito in un gruppo di pazienti trattati dal 2009 al 2013.
Metodologia dello studio
Abbiamo condotto uno studio longitudinale prospettico su un campione composto da tutti i pazienti con diagnosi di GAP ( secondo i criteri del DSMIV) presi in carico ( almeno due colloqui) dal 2009 al 2013 ( 48 mesi complessivamente) senza alcuna selezione in base al tipo di trattamento ricevuto o la durata dello stesso. Il campione totale era composto da 110 pazienti, di cui ne sono stati contattati 95, gli altri sono stati eliminati (2 casi per morte, rifiuto 3 casi, irraggiungibili 10 casi).
Per definire la diagnosi sono stati utilizzati:
- colloquio clinico e intervista semistrutturata
- valutazione psicometrica ( SOGS, SCL90, GCRS, BIS 11, COPE)
Per la valutazione dell’esito ci siamo serviti di un’intervista telefonica semi-strutturata ( fig 1) condotta da un operatore conosciuto dal paziente, che lo aveva seguito durante tutto il periodo della presa in carico.
Il percorso di cura nell’ambulatorio GAP dell’Ulss 17
Nell’ambulatorio Gap dell’ULSS 17 si utilizzano tecniche cognitivo-comportamentale associate ad un approccio psicoeducativo che coniuga training di abilità ed attività molto concrete (es. compiti per casa, sedute di yoga e meditazione) con interventi più strettamente cognitivi atti ad insegnare al paziente nuove risposte adattative e modificare abitudini e stili di vita. L’attività clinica che proponiamo ai giocatori d’azzardo coniuga sia incontri individuali per singoli pazienti e loro familiari che un trattamento di gruppo che si svolge seguendo la teoria della Prevenzione della Ricaduta di Marlatt e Gordon (2) .
Osservazioni
- Le caratteristiche della ricaduta
Nel nostro campione abbiamo riscontrato un elevato tasso di drop out pari al 39%, i pazienti dimessi sono stati il 33%, mentre quelli rimasti in carico rappresentavano il 28 % del campione. Il tasso di ricaduta tra tutti i pazienti rappresentava il 55 % del campione. Ciò che è interessante notare è come si distribuiscono i tassi di ricaduta nel campione (fig2), si evidenzia come chi interrompe precocemente, sia fortemente a rischio di ricadere e di riprendere a giocare in modo patologico (fig3). Nei soggetti che concludono il trattamento invece quando vi è una ricaduta presenta caratteristiche di minor gravità i termini di frequenza ed entità di denaro speso rispetto a prima del trattamento.
- La doppia diagnosi
Nel nostro campione abbiamo riscontrato un elevato tasso di doppia diagnosi, ( 41%), è noto che il gambling presenta alti livelli di comorbilità con patologie psichiatriche : disturbi dell’umore (depressione, dist. Bipolari), l’iperattività con deficit di attenzione (ADHD), l’agorafobia, il disturbo ossessivo compulsivo, condotte suicidarie, l’alcolismo e l’uso di sostanze in generale, i disturbi di personalità e gli altri disturbi elencati all’interno della sezione comprendente i disturbi del controllo non classificati altrove. In particolare il dato interessante è stato osservare che il maggior numero di pazienti con doppia diagnosi era rappresentato nel clusters dei pazienti rimasti in carico (Fig4).
- Tempi di presa in carico
I pazienti che abbandonano il trattamento mediamente lo fanno entro i primi 3 mesi dalla presa in carico, mentre i pazienti che lo concludono, rimangono in carico mediamente 9 mesi.
Conclusioni
L’intervallo di tempo tra la fine del trattamento e il follow up è ampio per alcuni pazienti e ristretto per altri per cui risulta da un lato difficile valutare le dinamiche temporali delle ricadute, ma al contempo abbiamo potuto fare una valutazione a lungo termine per una buona percentuale di pazienti ( 86% del campione totale).
Abbiamo avuto una bassa percentuale di pazienti esclusi dal follow up, forse per aver avuto un contatto diretto con il terapeuta, o l’esser stati avvisati dell’intervista già nei primi contatti.
In conclusione ciò che emerge dal nostro lavoro è che i pazienti che concludono il trattamento sembrano ricadere meno in una modalità di gioco patologico e l’entità delle ricadute ( tempo / denaro) è minima. E’ importante diagnosticare i disturbi comorbili perché la comorbilità spesso complica il profilo clinico ed il decorso della patologia, anche perché i pazienti con comorbilità psichiatrica sono i soggetti che ci richiedono più risorse in termini di tempo (rimangono più a lungo in trattamento), economici (es: ricoveri, CT, farmaci) e complessità di cura.
Fig 1
Fig 2
Fig 3
Fig 4
Dott.ssa Arianna Camporese - Medico Psichiatra - Responsabile Ambulatorio Gap dell’U.O.C Interdistrettuale Dipendenze dell’ULSS 17 Este –Monselice