Recensione del film sperimentale “Il Tarlo”, di Marco Lanzafane (2012) e presentato in anteprima a Ispra dall'associazione AND
Un film che anche per gli addetti ai lavori è un pugno nello stomaco. Ai giocatori, alle giocatrici in terapia va sottoposto con cautela, perchè sollecita emozioni molto forti che vanno prontamente elaborate, o gli aspetti depressivi possono avere il sopravvento.
Girato a Bagheria da questo giovane regista siciliano, Marco Lanzafane, il film pare un manuale sul gioco d'azzardo femminile, nel senso che ne contiene praticamente tutte le caratteristiche, anche se si muove sui toni di una favola...
Il richiamo a Cappuccetto rosso nel bosco, con tanto di lupo cattivo è evidente nella trattazione della storia di abuso, in cui il tratto fiabesco,delicato non toglie nulla al dramma che si svela poco a poco. C'è la costruzione del dramma personale attraverso la storia familiare, il presente del lavoro insoddisfacente e la solitudine degli affetti e i sogni della vita, che si intrecciano con l'offerta spropositata e incombente del gioco: un particolare importante e curioso... questa volta sono i gratta e vinci i protagonisti incontrastati che danno il la alla tragedia, non le solite slots...ma la drammaticità dell'evolversi della dipendenza è altrettanto forte e ben delineata, e gli elementi psicologici connessi sono descritti con grande realismo.
Immagini evocative di grande impatto mettono in risalto il suo rapporto col gioco assolutamente privato, individuale e intimo, proprio come un rapporto d'amore.fino al dramma dell'abbandono.
La vicenda tratta della vita di Greta. una cameriera di piano d’albergo e delle sue colleghe, solidali e sollecite ma al tempo stesso tenute lontane quando il vortice del gioco risucchia la protagonista...il finale amaro ricomporrà il puzzle della sua vita, aprendo gli occhi anche all'amica/ collega...
E' davvero uno spaccato dell’universo femminile che affronta tematiche attuali : la profonda crisi economica ed etica, la solitudine della ricerca di una via d'uscita, il gioco d’azzardo patologico, la depressione e gli abusi familiari. Storie di donne che a tratti si intrecciano, che condividono momenti di lavoro,sprazzi di vita quotidiana pur senza riuscire a condividere gli affanni e i pensieri più intimi. Vite di donne ma anche degli uomini che ne hanno condiviso il percorso, sia nel bene sia nel male.
Fulvia Prever