Recensione della Piece Teatrale "Mi versavo il latte addosso "
Raccogliendo l'invito dell'autrice e dell'attrice, rivolto ad Alea, per un parere tecnico, sabato 30 novembre ho assistito alla prima della piece teatrale. Tale invito è legato al tema che affronta lo spettacolo: la dipendenza da gioco d'azzardo. Lo spettacolo nasce dall'esigenza della regista e autrice del testo Francesca Rossi Brunori, di affrontare tale problematica sociale che, sempre più spesso, colpisce la cittadinanza, anche persone vicino a noi. Lo spettacolo si presenta, per ora, in formato di monologo snello e semplice, privo di scenografie, ma ricco di atmosfere sonore, grazie alla presenza di un musicista che ha suonato dal vivo. E' stata una notevole esperienza interessante ed intensa, resa anche più intima dalla collocazione in uno spazio particolare, un appartamento al quartiere Isola di Milano, adibito ad atelier d'arte. Ancora una volta una storia che appare più forte declinata al femminile. Esperienza da riproporre facilmente, anche per la brevità e l'agilità delle scene, in situazioni di formazione o in eventi specifici sul Gap.
MI VERSAVO IL LATTE ADDOSSO
di Francesca Rossi Brunori
con Alessia Bedini
paesaggi sonori Emanuele Manolo Cedrone
regia Francesca Rossi Brunori
"Il gioco, il gioco nella vita, il gioco della vita. Il gioco del bambino. Il gioco che ha le sue regole dentro la vita. Ilgioco ludico. Il gioco insomma. Il gioco va percorso e dentro il percorso si impara, ci si trasforma e si diventa altro. Così nel mondo del gioco del bambino l'altro diventa qualsiasi figura immaginaria. Ed è un gioco che non fa male. Quasi mai. Forse.”
Il gioco che ho voluto considerare è il gioco relativo all'azzardo. Tutto il mondo esterno all'uomo ma purtroppo sempre più presente e quasi “demoniaco”. Il gioco che sfugge di mano e che trascina l'uomo. Non è più l'uomo a diventare padrone del gioco, ma il gioco stesso a portarlo lontano da sé stesso. Allora la trasformazione diventa allontanamento da sé stessi. Ed è proprio questa la dimensione di distacco che ho voluto analizzare all'interno del testo.
Il distacco da sé stessi. La paura di ritornare a sé stessi. E quel momento di grande vuoto che viene riempito dalla paura di perdere tutto. E in questo perdere tutto avviene la perdita totale di sé stessi e delle proprie ricchezze e beni (i punti di riferimento).
Nel testo il personaggio principale si perde nel gioco, dimentica sé stesso, si allontana, ma alla fine ritorna a sé stesso, grazie anche ai ricordi della sua infanzia, a dei piccoli momenti di verità che gli ricordano chi davvero è.
Si tratta di un monologo sia vocale che musicale. La voce femminile, che indaga la dimensione di fragilità, corre accanto a quella musicale. La sonorità è un tutt'uno con la voce e la voce con il paesaggio sonoro: esso scivola in continui mutamenti, gli stessi che percorre la protagonista.
Così anche la scenografia, essenziale, è composta da diversi strumenti musicali, parti integranti della scena."
Francesca Rossi Brunori
http://adamomagazine.wordpress.com/2013/10/28/il-tragico-gioco-nelladella-paura-di-vivere-raccontato-in-mi-versavo-il-latte-addosso/