Presentazione del "Manuale sul gioco d’azzardo patologico. Diagnosi, Valutazione e Trattamenti."
Bellio G., Croce M., a cura di, (2014): Manuale sul gioco d’azzardo patologico. Diagnosi, Valutazione e Trattamenti. Franco Angeli, Milano.
La realtà può presentarsi in forma ordinata o disordinata, sia nel tempo che nello spazio. L’uomo ha sempre avuto difficoltà a capire il disordine e l’imprevedibilità 1 . Lo stesso atto creativo di Dio viene interpretato dalla tradizione come un porre ordine, separare una entità dall’altra, accomunare, organizzare. Sul piano evolutivo, possiamo ritenere che per i nostri antenati fosse più vantaggioso per la sopravvivenza poter rilevare le somiglianze, le sequenze, le regolarità: acqua -> animali che si abbeverano -> caccia -> cibo. Ogni essere umano tende quindi per sua natura a riconoscere forme anche laddove esse rappresentano una illusione o, più propriamente, una proiezione: su questo principio si fonda un test proiettivo come il Rorschach, e su questa tendenza prosperano i vari venditori di previsioni sulle uscite al Lotto. Di fronte alla casualità l’uomo si sente a disagio, non la comprende, la teme, ma pure ne è attirato e sfidato.
È quindi comprensibile che di fronte ad eventi imprevedibili e disordinati, cioè casuali, l’uomo abbia visto l’ombra di Dio e la necessità di interrogarlo ed invocarlo al fine di ottenere chiarezza, ordine, prevedibilità, rimettendosi quindi al suo giudizio. Il gioco d’azzardo è figlio della divinazione ed ha origini antichissime. Non va tuttavia sovrapposto alle altre forme di gioco infantili: la scommessa è fin da subito una attività “adulta” in cui si mettono a repentaglio valori (denaro oppure oggetti) con la prospettiva di ottenerne in misura maggiore. È soprattutto un veicolo per ottenere l’eccitamento psicofisico alimentato dalla aspettativa di poter trionfare sul Destino e ottenere il riconoscimento del proprio potere e grandezza. L’azzardo è una attività umana che ha subìto notevoli vicissitudini nella storia, ed è stato molto spesso oggetto di attenzione legale perché portatore di disordine sociale. Vietato nel diritto romano, ma ampiamente tollerato, è via via passato attraverso regimi di volta in volta proibizionisti, permissivi, di liberalizzazione, di legalizzazione. Le liti tra giocatori erano ben note e attraversano la storia della società umana, immortalate anche in opere grafiche, dalle pitture murarie di Pompei ai quadri degli artisti rinascimentali e dell’età moderna. Esemplare è poi il caso della Venezia del 500 ove per ragioni di ordine pubblico fu proibito e reso illegale il gioco d’azzardo. Tuttavia per via della necessità di denaro di fronte alla guerra contro i turchi il divieto divenne la premessa al monopolio e lo stato divenne maestro e unico titolare del gioco 2 . Tale esempio costituisce un riferimento esemplare del non risolto dibattito tra divieti, concessioni, gestioni in proprio, fra istanze moralistiche, preoccupazioni del bene pubblico, controllo esercitato in vista di una ordinata gestione di un ambito equivoco e delicato qual è quello dell’azzardo e, infine possibilità di lucrare da parte dello Stato. Infatti la relazione e le contraddizioni tra controllo e problemi sociali, tra profitto ed aspetti etici, tra costi sociali e libertà degli individui non sono un tema nuovo. Sul piano legale, la storia italiana del gioco d’azzardo del novecento è caratterizzata da un regime di sostanziale proibizionismo che trova delle notabili eccezioni nella nascita dei casinò, del gioco del Lotto, dell’Enalotto del Totocalcio, delle scommesse ippiche e infine delle lotterie nazionali, tutti legati strettamente allo Stato o ad altri enti pubblici. Ciò che forse è nuovo è come il modello liberista - allergico per definizione ad ogni forma di influenza o controllo nelle sfera delle scelte individuali e del libero mercato - non potesse non cogliere le occasioni offerte dal mercato del gioco. E così di fatto è stato. Che fare però dei costi sociali? Delle persone (non più peccatrici, non più di interesse penale/disciplinare, non più oggetto di biasimo o di disapprovazione sociale) che nel gioco trovano luogo e costruzione di condotte di compulsività, di dipendenza e di distruttività con conseguenze, costi e problematicità su diversi piani individuali e sociali? Come affrontare tale questione? Come spiegare tali comportamenti? Come ridurne l’incidenza? Quale evoluzione hanno avuto i modelli interpretativi e quali abbiamo oggi a disposizione? 1 Turner N. (2000), "Randomness, Does It Matter?" Journal of Gambling Issues, 2, Internet, http://jgi.camh.net/loi/jgi. 2 Ortalli G. (1997), Lo Stato e il giocatore: lunga storia di un rapporto difficile, in Imbucci G., Il gioco. Lotto, totocalcio, lotterie. Storia dei comportamenti sociali, Marsilio, Venezia: 33-43. Lo scenario italiano del gioco d’azzardo negli ultimi venti anni ha infatti visto un cambiamento radicale, la cui rapida evoluzione ha cambiato significativamente i costumi e le abitudini in molte famiglie. Il mercato dell’azzardo moderno, considerato una delle tante forme di intrattenimento, si è imposto nel giro di pochi anni grazie alla diffusione capillare e ad una promozione invasiva sostenuta anche dallo Stato avendo visto in esso una facile fonte di risorse. Parallelamente, sul piano culturale si è assistito ad un progressivo innalzarsi dello scontro tra chi si oppone a questo nuovo mercato, potenziale portatore di un ulteriore decadimento valoriale e morale, e chi invece inneggia al libero mercato e alla difesa dalla illegalità. Gli operatori dei servizi sociosanitari e socio assistenziali in questo periodo hanno potuto assistere in diretta alla “nascita” di una “nuova” patologia: il gioco d’azzardo patologico, recentemente riconosciuto nel DSM-5 3 come una forma di dipendenza senza sostanza. Ovviamente i termini nascita e diretta li mettiamo tra virgolette: l’eccesso nel gioco d’azzardo è un fenomeno conosciuto fin dall’antichità, tuttavia prima della apertura del mercato dell’azzardo esso era limitato a pochi soggetti frequentanti i casinò, gli ippodromi o le bische clandestine . Oppure dagli innocui riti settimanali della schedina, del Lotto o quelli annuali della lotteria di Canzonissima. Il gioco d’azzardo patologico restava sostanzialmente sconosciuto alla larghissima maggioranza degli operatori sociali e sanitari. Nel 2000 percependo il cambiamento in atto, insieme Riccardo Zerbetto uno di noi (MC) organizzò il primo congresso italiano sul gioco d’azzardo patologico, richiamando a Forte dei Marmi non solo i pochi stranieri e i pochissimi italiani esperti sull’argomento, ma anche un buon numero di operatori che erano rimasti incuriositi nel veder entrare nel loro studio qualche giocatore o, più probabilmente, qualche familiare in cerca di aiuto. Fu fondata ALEA 4 , che nel corso degli anni ha sempre più aggregato studiosi ed operatori interessati ad approfondire gli studi e le tematiche poste dal gioco d’azzardo, e nel 2001 seguì la pubblicazione di un testo 5 , ormai un classico, che ha rappresentato una fonte essenziale e comprensiva di informazioni specialistiche. A fronte di un fenomeno sociale nuovo e di vasta portata, e crescente nella sua diffusione e problematicità, era tuttavia urgente potere offrire uno strumento aggiornato e specialistico a tutto campo. Se quell’opera poteva venir assimilata ad un “trattato” per la ampiezza delle prospettive considerate, il presente volume, che idealmente si riconnette alla precedente, vuole piuttosto proporsi come un “manuale”, uno strumento di lavoro e di aggiornamento orientato fortemente sulla clinica. Si compone di quattro sezioni: 1. l’Introduzione di Zerbetto e il capitolo di Fiasco delineano il contesto antropologico, sociale ed economico entro cui va letto il rapporto tra l’uomo e l’azzardo, con particolare attenzione alle conseguenze sociali e sanitarie che si stanno concretizzando sotto i nostri occhi a causa di un azzardo “dalle mani libere” dove lo Stato ha finora rinunciato al ruolo di terzo regolatore, ovvero di mediatore tra industria, diritti dei cittadini e difesa dei più fragili; 2. il quadro clinico del disturbo da gioco d’azzardo nelle sue eterogenee articolazioni viene descritto attraverso specifici capitoli nei quali il lettore troverà le informazioni necessarie per l’inquadramento diagnostico, la valutazione clinica e la individuazione dei fattori di rischio; le conoscenze sulle caratteristiche fenomenologiche e sui problemi che coinvolgono alcune importanti sotto-popolazioni (donne, giovani); la discussione sulla convergenza in atto tra azzardo online, gaming e nuove tecnologie. Ampio spazio viene inoltre dedicato alla discussione della comorbilità psichiatrica, al rapporto con l’uso di sostanze, alla correlazione tra tratti di personalità e problemi azzardo correlati, e infine al rapporto con i parkinsonismi e le terapie dopaminergiche; 3. la terza sezione riassume gli apporti che quattro grandi scuole di psicoterapia possono offrire al trattamento del gioco patologico: l’approccio psicodinamico, sistemico-relazionale, cognitivo- com-portamentale e di psicoterapia umanistica; 4. nella quarta ed ultima sezione, dopo un primo capitolo di inquadramento metodologico e organizzativo, si entra nel dettaglio dei principali strumenti terapeutici che vengono 3 American Psychiatric Association (2013), Diagnostic and statistical manual of mental disorders, 5 th edition. APA, Arlington, VA. 4 ALEA - Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio: www.gambling.it. 5 Croce M., Zerbetto R., (2001), Il gioco & l'azzardo. Il fenomeno, la clinica, le possibilità di intervento, Franco Angeli, Milano. comunemente utilizzati nella terapia dei giocatori e nel sostegno alle famiglie, dai gruppi di automutuoaiuto alle terapie farmacologiche. Un paio di avvertenze per il lettore: il Manuale si è ripromesso di offrire una panoramica quanto più ampia possibile della clinica del gioco d’azzardo patologico, senza voler organizzarsi attorno ad un pensiero unico di scuola. A fronte della vastità dei temi trattati, i curatori sono ben consapevoli che esistono argomenti che avrebbero meritato una trattazione specifica, ma che per ragioni di spazio è stato necessario lasciare da parte: manca ad esempio un capitolo sulla epidemiologia, anche se il lettore potrà trovare informazioni puntuali riassunte in alcuni capitoli; non c’è un capitolo sulle conoscenze neurobiologiche, sul gioco nei più anziani, e dell’impatto sui migranti , sugli aspetti strutturali dei giochi e i meccanismi attraverso cui viene prodotto il condizionamento; non è stato affrontato specificamente il problema della valutazione dei trattamenti, il problema della violenza familiare, e della psicoterapia di sostegno. In realtà un volume, che già appare denso e poderoso, non sarebbe stato sufficiente per affrontare adeguatamente tutti gli argomenti, tuttavia molti dei temi “ignorati” in realtà vengono affrontati sommariamente all’interno alcuni capitoli. Sul piano terminologico si è rinunciato a perseguire una omogeneità a tutti i costi. Pur tenendo conto che il DSM-5 ha cambiato la denominazione da “gioco d’azzardo patologico” a “disturbo da gioco d’azzardo”, in questo volume le due denominazioni coesistono e vengono usate in modo indifferente, come sinonimi. Talora compaiono anche espressioni come “gioco eccessivo”, “gioco problematico” o anche “dipendenza da gioco d’azzardo”. Anche questi termini sono usati come sinonimi dei precedenti, anche se talora è possibile una sfumatura differente. Essi sono l’espressione semantica della dimensionalità dei problemi, del fatto che l’operatore si trova di fronte ad una persona, giocatore o familiare, che chiede consulenza e aiuto indipendentemente dal fatto che il quadro generale rientri pienamente all’interno dei criteri diagnostici o al contrario si collochi sottosoglia. Il Manuale nasce da una idea di Croce e Zerbetto e dal coinvolgimento massiccio di Alea : ad Alea infatti fa capo l’ampia maggioranza degli autori che compaiono in questo volume. Come avviene sempre nelle opere collettive, ogni capitolo rappresenta comunque un mondo a sé ed è espressione delle conoscenze, delle valutazioni e delle opinioni degli autori. I curatori non saranno mai abbastanza grati ai colleghi per il loro contributo e la fatica richiesta nel restare all’interno degli stretti margini spaziali richiesti. Ogni argomento avrebbe avuto necessità di essere trattato in modo più ampio e dettagliato, cosa naturale per uno specialista, ma che collide con la necessità, nella pratica quotidiana, del lettore di avere informazioni in modo rapido ed essenziale. La ricca bibliografia va intesa come parte integrante degli elaborati, ed offre essa stessa linee di ricerca ed approfondimento ulteriori. Questo volume è stato realizzato pensando ad un pubblico eterogeneo, a lettori di differente formazione e appartenenti a profili professionali diversi: operatori sanitari e sociali dei servizi pubblici e del privato sociale, cooperative e volontariato, dei servizi sociali comunali, nonché medici e psicoterapeuti liberi professionisti.
I curatori vogliono esprimere la loro gratitudine a tutti coloro che hanno creduto in questa iniziativa e hanno collaborato affinché diventasse una realtà, primi tra tutti gli autori e l’editore. Entrambi dedichiamo questa fatica alle nostre famiglie, ai nostri figli, e agli amici che abbiamo trascurato per lungo, troppo tempo. Ma anche ai tanti giocatori e ai loro familiari che abbiamo incontrato in questi anni e dai quali abbiamo imparato molto.
Graziano Bellio e Mauro Croce